La vita e la morte secondo la religione

 

Premessa

Tutto quello che segue presuppone l'esistenza dell'anima e di Dio, nonché presuppone l'attendibilità di testi religiosi.

Si vuole qui dare un resoconto della visione della vita e della morte prendendo per veritieri molti dati forniti dalla religione, ed evitando di considerare cose tipo il fatto che non è mai esistita la prova reale dell'esistenza dell'anima o di Dio.

Si tratta della visione della vita e della morte secondo la religione, cioè  si sono raggruppati i dati ed i concetti meno bizzarri della religione, tirando fuori una visione della vita e della morte quanto più corretta possibile (sempre tenendo conto delle ipotesi di partenza).

 

L’essere umano e la vita

L’uomo e la donna sono stati creati con quella forma e con quella diversità, in modo da indurre alla riproduzione sessi diversi e quindi alla moltiplicazione della specie. Se Dio non avesse voluto certe cose tra i due sessi, avrebbe creato esseri a forma di rocce e tutto sarebbe stato diverso.

In questa vita siamo in un tempo di prova, di merito, di pratica della virtù, dove si decide del nostro destino eterno.

Per andare avanti nella vita, bisogna affrontare delle prove che, se non si superano, si ripresentano anche sotto altre forme. Tuttavia le prove superate non devono più preoccupare perché non si ripresentano più. Inoltre Dio non ci manda mai prove che non possiamo superare, ma ovviamente è un discordo diverso se noi non vogliamo superarle, come accade nei casi di suicidio.

Il fine della vita è andare in paradiso, l’eternità e incontrare Gesù Cristo ed è un fine che può essere non raggiunto. È impossibile capire il motivo di perché ci capitano certe cose, poiché il disegno di Dio non si capisce su questa terra, ma quando saremo in cielo: l’unica cosa certa è che Dio organizza questa vita al fine del raggiungimento della vita eterna.

Gli uomini hanno fame di Dio, della luce e dell’amore. Tuttavia c’è un indifferenza dell’uomo verso queste cose, perché sono sazi dei beni di questo mondo, ma è solo un illusione, perché quando viene tolta la zavorra si apre la vita a Dio. Il dolore e i fallimenti servono a ciò. Le sicurezze che uno ha faticato a costruirsi, vengono spazzate via dalla grazia in pochissimo tempo. Inoltre non si può essere veramente soddisfatti con le cose di questo mondo, poiché l’acqua morta (le cose di questo mondo): chi beve di quest’acqua avrà ancora sete.

L’uomo ha sete di Dio e può bere di Dio tramite lo Spirito Santo che Dio ci dona. Siamo nei tempi della grazia e solo se siamo pieni di mondanità non vediamo Dio.

Gli atei hanno soffocato il desiderio di eternità con le passioni, con la cattiva educazione, respingendo i richiami del cuore e della coscienza, col cibarsi di cose di questo mondo (situazione esistenziale pervertita).

Gli uomini spesso vanno continuamente alla ricerca delle cose piacevoli di questa terra. È come una abbuffata continua, che serve a non far capire il vuoto che c’è in loro. Chi è emarginato da questa abbuffata, capisce il vuoto che ha in lui, capisce l’assurdità della vita e si rifugia in cose del tipo alcool, droga, sesso. Il vuoto è creato dalla mancanza della fede in Dio, che nasce dalla fame di assoluto che ha l’uomo.

Una grande illusione è cercare di dare un senso alla vita con le cose materiali.

Inoltre, è anche una grazia grandissima se la vita dura pochissimo, perché si viene preservati da fare del male e i lutti in famiglia sono anche una grazia, perché sono occasioni per pensare all’aldilà e all’eternità.

Nella vita si possono prendere due posizioni:

- Decidendo per Dio, la mia vita è nella verità, nella luce, nella gioia, nella pace, nella bellezza, nell’amore, nella felicità: è il paradiso che incomincia su questa terra. Invece quando mi stacco da Dio, perdo le cose le cose precedenti e c’è rimorso e menzogna, c’è mancanza di luce, di amore e di pace(anticipo l’inferno in questa vita).

- Chi è contro Dio in questa vita, ha già in sé l’inferno e le sue pene (sono già diavoli incarnati), e queste pene se le sono inflitte da soli, staccandosi da Dio (in pratica anticipano l’inferno su questa terra).

La vita senza Dio è uno schifo, è l’inferno anticipato, è la via della rovina e della morte. La pena dell’inferno è la perdita di Dio e una vita piena di tormenti, di terrore e di disperazione; questa pena è già anticipata in questa vita.

  

La morte

La morte rappresenta la fine di questa difficile vita ed è un passaggio obbligato per tutti, non per niente la vita è una guerra e solo i morti hanno visto la fine di questa guerra.

Nella vita di ogni giorno, noi viviamo la trasformazione e purificazione per mezzo della carità, nella vita sacramentale, nella liturgia e nella preghiera. Ma al momento della morte, l’uomo ha sempre tante piccole o grandi cose da purificare. Quindi questa purificazione deve continuare nel purgatorio, per poter giungere alla piena comunione con Dio.

Dio ci ha condannato a morire, perché ci rendessimo conto di cosa è il peccato mortale e così meditassimo sulla morte eterna, vale a dire sulla seconda morte.

Con la morte si capisce che la vita non è nostra. Per la regione umana, la morte è un dramma gravissimo. Oggi si cerca di nascondere la morte, perché se ne è perso il senso. Essa è emarginata dalla società perché ha perso la sua umanità e la sua spiritualità. Nel momento della morte, avendo poche cose buone e pochi meriti da presentare a Dio, gli presenteremo i suoi.

La morte è un passaggio obbligato per tutti: conta solo come si muore e non se si è morti senza soffrire. Bisogna vedere se si è morti con Dio o senza, se si va in paradiso o in inferno, se si è nella grazia o meno nella morte.

Con la morte la vita non è tolta, ma è trasformata. Ogni uomo continua a vivere oltre la morte in una forma di esistenza cosciente e libera (l’anima), diversa da quella corporea precedente. L’uomo perde il corpo, ma continua a sussistere nella sua singolarità, in attesa di raggiungere la completa perfezione con la risurrezione che avverrà al termine della storia.

Per chi va in paradiso, con la morte si passa ad una esistenza perfetta, dando l’adesione a Dio, senza più paura di perderlo. Infatti si ricordi che chi è morto, è ormai libero dal peccato.

Nel momento della morte, nella luce di Dio, l’anima stessa conosce il suo destino di salvezza o sa che ha bisogno di purificazione o vede il suo stato di dannazione.

Nel momento della morte, l’orientamento a Dio o al demonio, rimane per tutta l’eternità.

Infatti alla morte si memorizza nell’anima la condizione attuale psicologica, nel bene e nel male, e per l’eternità si porteranno le gioie o le sofferenze (psicologiche) che si avevano nei tempi prima di morire. Ma chi non va all’inferno, può mutare in meglio la sua condizione mediante il purgatorio, entrando così nel paradiso.

Quindi alla morte è come se la carta d’identità psicologica venisse impressa nell’anima, il quale continuerà, nel luogo a cui è destinata, a mantenere lo stato d’animo premorte, salvo poi modificarlo in uno stato d’animo migliore attraverso il purgatorio; così l’anima si eleverà al punto tale, da farci entrare nel paradiso.

 

Il dopo morte

Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male. È il giudizio definitivo, che per le singole persone avviene al termine della vita terrena e per il genere umano, nel suo insieme, al termine della storia. 

La sopravvivenza dei defunti è dunque felice per i giusti e triste per i malvagi.

Nella morte Dio decide che è giusto rispettare la nostra libertà e ci abbandona all’opera delle nostre mani

Con la morte il corpo rimane sulla terra e l’anima va in “cielo”. Ritornerà solo alla fine dei tempi, con una nuova creazione di un corpo immortale uguale a quello degli angeli del cielo.

Dopo la morte, in “cielo” siamo sottoposti a un periodo di formazione per diventare esseri di luce, che sono le entità più evolute del creato; questo è quello che viene detto purgatorio, ed infatti non è un luogo o uno stato, ma un cammino.

Per quanto riguarda il giudizio, si vive una volta sola e al termine della vita c’è il giudizio particolare. Alla fine del mondo, vale a dire nell’ultimo giorno, ci sarà il giudizio universale, in cui ci sarà la stessa sentenza del giudizio particolare.

 

L’inferno

La perdizione (si è perso Dio) è l’inferno. L’inferno è la perdita di Dio e di tutte le cose belle da lui create (si incomincia da questa vita, per poi continuare all’inferno). Essa si ha quando ci allontaniamo da tutto ciò che è bene, e ciò avviene con il peccato.

Però bisogna ricordare che l’uomo rifiuta Dio e va all’inferno a causa del libero arbitrio; quindi l’inferno è generato da noi e ci va chi ci vuole andare.

Con l’inferno non c’è possibilità di ravvedersi, infatti Satana ed i dannati sono radicati per l’eternità nella loro posizione.

 

L’eternità del paradiso

Il paradiso è la comunione d’amore con Dio, che è permesso agli uomini e agli angeli perché sono entrambi creati ad immagine di Dio e capaci di amare liberamente, d’altronde si tratta sempre di esseri  intelligenti e liberi.

In paradiso si prega più intensamente, perché non ci sono tentazioni. Inoltre si gode della luce del volto di Cristo e c’è anche un grande amore e fratellanza.

Noi non possiamo capire cosa è l’eternità del paradiso, sappiamo solo che in cielo c’è la gioia senza fine, la casa di Dio, cieli nuovi e terra nuova.

 

Il purgatorio

Il purgatorio, come il paradiso e l’inferno, non è un luogo fisico ma uno stato dell’anima dopo la morte. Attraverso il purgatorio passano coloro che si sono aperti a Dio nella loro vita, in pratica coloro che hanno un orientamento più o meno stabile al bene ed alla spiritualità. Attraverso l’intercessione di Gesù e le preghiere dei viventi, si arriva alla purificazione completa.

In pratica il purgatorio, l’inferno ed il paradiso non corrispondono ai luoghi in cui si è destinati con questi stati d’animo.

 

La resurrezione dopo il giudizio universale

La resurrezione alla fine dei tempi implica una nuova creazione del corpo da parte di Dio, immortale, incorruttibile e trasfigurato ad immagine di Cristo risorto. Gesù nel Vangelo dice che sarà un corpo senza sesso, immortale ed uguale a quello degli angeli dei cieli. Il corpo di quelli che allora saranno vivi si trasformerà diventando glorioso come quello dei morti che saranno risuscitati.

Inoltre la cremazione non è contraria a tale resurrezione (e nemmeno al cristianesimo); il seppellimento è preferito, perché manifesta una maggiore considerazione del corpo umano.

 

Semplificando ma non troppo

La vita è il dono più prezioso che esista e ci viene dato gratuitamente, tuttavia Dio ce l’ha data e lui ce la può togliere. A noi ci tocca rendere conto della nostra vita e di chi ci sta accanto. Quindi se causassimo la perdita della vita di altri, ci sarà un pesante fardello di cui dovremmo rendere conto. Infatti una vita umana è più preziosa di tutte le cose che esistono nell’universo: solo un’altra vita umana vale una vita umana. I più disgraziati sono quelli che si suicidano, perché manterranno per l’eternità l’angoscia che avevano al momento della morte e perché rifiutando la vita si imbocca la strada della dannazione eterna. In realtà tutti noi dovremmo chiedere a Dio di rimandare la nostra morte il più tardi possibile, affinché potremmo fare più azioni possibili che ci spianino la strada verso la gioia eterna nell’altro mondo: infatti una buona azione su questa terra,  ci purifica 50 volte di più di quella fatta nel purgatorio per purificarci, e quindi poter finalmente entrare nel regno della gioia eterna che è il paradiso. Inoltre lo scopo di questa vita è proprio dimostrare a Dio se siamo degni o meno della gioia eterna del paradiso, quindi è bene non sprecare il tempo della nostra vita. Semplificando di molto, è come se dovessimo raggiungere 1000 punti per essere promossi in un luogo molto piacevole e ogni buona azione su questa terra vale da 1 a 10, mentre una cattiva azione vale da -10 a -100; se alla morte si ha un punteggio inferiore di 100, si è condannati alla sofferenza eterna in un luogo orribile chiamato inferno; se si ha un punteggio tra 100 e 1000 si passa in un luogo detto purgatorio, dove con molto impegno si devono fare cose positive, che hanno un valore per cosa positiva fatta da mezzo punto a 5. Una volta raggiunto 1000 punti, si è ammessi in un bellissimo luogo detto paradiso, dove si avranno incarichi positivi e si godrà di una gioia perpetua. Chi va nel purgatorio (la maggioranza, il resto va all’inferno e quasi mai qualcuno va direttamente in paradiso), una volta resosi conto delle fatiche che gli spettano per andare in paradiso, è sempre molto amareggiato per aver perso tempo preziosissimo nella vita terrena, infatti ciò che si può fare di buono sulla terra, vale molto di più di quanto si deve fare di buono nel purgatorio, ovviamente ai fini di entrare in paradiso (e una volta liberati del corpo di carne, la nostra anima non vuole altro). Inoltre una volta passati all’altro mondo, non vi è nessuna possibilità di comunicare col mondo dei vivi (neppure con quegli imbrogli che chiamano sedute spiritiche) e lasciato il corpo di carne non si ha più nessun interesse per il mondo terrestre. Coloro che si trovano in purgatorio possono essere aiutati (anche se di poco), con messe o preghiere a loro dedicate nel mondo dei vivi. Quando si muore l’anima si stacca dal corpo e va in una dimensione transitoria dove sarà giudicata e poi può partire per tre dimensioni differenti a seconda del giudizio, dove manterrà lo stato d’animo che aveva prima di morire e sarà adibita a mansioni e doveri che cambiano a seconda della destinazione.  L’inferno, il purgatorio, il paradiso e il mondo dei vivi (il nostro universo), sono quattro diverse dimensioni spazio-temporali non comunicanti tra di loro, tranne nei casi in cui Dio lo vuole (d’altronde queste quattro dimensioni sono state create da Dio). Nell’altro mondo incontriamo le anime non solo dei terrestri, ma anche di tutti gli altri figli di Dio di tutto l’universo, che però nell’altro mondo hanno la stessa nostra forma (Una luminosità inafferrabile). Inoltre nessuno può provare le sensazioni che si provano dopo morti  ancora prima di morire, poiché quando si muore si ha la separazione dell’anima dal corpo e dalla psiche, e si prova una sensazione di libertà incredibile, alla quale non si potrebbe mai più rinunciare e quindi se un vivo proverebbe una tale sensazione, subirebbe gravi danni psichici (a meno che non si abbia un cuore puro).

Risulta ovvio che l’uomo non può morire neppure se lo vuole: egli è destinato ad un destino  eterno di gioia o di dolore, ma ciò dipende solo ed unicamente da lui.

 

 

Pasquariello Domenico

 

 

http://alieniemisteri.altervista.org